Meditazione e Respirazione
La Respirazione Integrativa e le Meditazioni Attive per l’armonia corpo mente
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La Respirazione Integrativa
Armonia è equilibrio, coerenza, integrazione e continuità, un felice concerto di mente, corpo e cuore. Felicità significa armonia interiore che nasce dall’equilibrio di corpo, mente, pancia e cuore. Vuol dire vivere nell’armonia del tutto: un equilibrio che scaturisce dall’accordo e dall’integrazione di tutte le dimensioni dell’essere vivente. L’infelicità è al contrario disarmonia, dissonanza e stonatura. Il percorso di riequilibrio e di guarigione per mezzo il respiro del corpo equivale, in questo senso, ad un risveglio dell’anima.
La Respirazione Integrativa è un metodo ideato da Luciana Rasicci, un metodo terapeutico che si inserisce nell’ambito teorico e pratico della Psicoterapia corporea, un indirizzo psicoterapeutico a cui appartengono l’Analisi Bioenergetica e la Psicoterapia Funzionale. La psicoterapia corporea ha i suoi inizi negli anni ’20 ad opera di Wilhelm Reich. Reich pone le basi per il superamento della dicotomia tra mente e corpo introducendo il concetto di “identità funzionale di psiche e soma”, identità che si esprime nell’unità integrata di tutte le funzioni l’organismo umano. L’alterazione della respirazione, le tensioni muscolari sottostanti e il conseguente blocco emozionale sono legati dal principio di identità funzionale: sono aspetti dello stesso fenomeno che sul piano fisico si esprime come tensione organica mentre nella dimensione psichica si manifesta come un’emozione trattenuta. Un altro importante contributo della psicoterapia corporea è la scoperta della memoria corporea. La memoria corporea conserva, stratificate nel tempo, le tracce delle esperienze passate, tracce che possiamo rilevare nella cronicizzazione di processi fisiologici o di facoltà psichiche, nei movimenti stereotipati, nelle rigidità muscolari e nel fissarsi degli atteggiamenti posturali.
La Respirazione Integrativa è un metodo efficace e piacevole che favorisce il risanamento degli squilibri psicocorporei per mezzo dell’emergere e dell’integrazione dei vissuti conservati, come abbiamo visto, in una memoria che è allo stesso tempo psichica e corporea. Il processo integrativo fa entrare in contatto e in comunicazione i vari aspetti, positivi e negativi, di benessere e malessere, della persona, donando loro nuove proporzioni, maggior coerenza e coesione ed equilibrio.
Con la respirazione è possibile riportare l’armonia smarrita tra corpo e mente sciogliendo e liberando tutta l’energia condizionata, repressa e bloccata dalla rigidità e dall’invadenza dei pensieri e dai giudizi negativi. Il respiro profondo innanzitutto porta energia e tonifica ogni cellula, libera sensazioni ed emozioni represse e permette di comprenderle. Il respiro fa entrare nelle sensazioni e nelle emozioni e ci fa divenirne consapevoli, aiuta a portare l’attenzione sugli aspetti e le sfumature ciò che sta venendo in superficie. La tecnica della Respirazione integrativa produce un’esperienza profonda, regressiva, meditativa ed ipnotica. L’intensa esperienza sensoriale e lo stato di coscienza meditativo portano a una più piena, sincera e genuina consapevolezza di sé. I principi su cui si basa la Respirazione Integrativa sono: il respiro intenso, continuo ed ipnotico; il rilassamento completo e profondo; la consapevolezza, la presenza e l’ascolto di sé; la sospensione del giudizio e l’accoglimento; ed infine il riequilibrio e l’integrazione.
Nelle fasi iniziali del percorso terapeutico, nel caso siano presenti disturbi nella respirazione, può essere necessario fare un lavoro propedeutico volto al ripristino di una naturale e corretta respirazione. Per il risanamento della funzionalità respiratoria si utilizzano le metodologie proprie alla psicoterapia corporea, come la Bioenergetica e le innovative tecniche della Psicoterapia Funzionale.
Le alterazioni funzionali della respirazione producono oppressione toracica, tachicardia e nodo in gola, inibizione o esplosività delle emozioni, pensiero ossessivo, ansia e attacchi di panico, disturbi digestivi e cardiovascolari. Nella Psicoterapia corporea l’approccio è pienamente psicocorporeo. Per ripristinare una naturale e corretta respirazione bisogna osservare in modo unitario le caratteristiche psicosomatiche che il paziente presenta. Dopo un’attenta diagnosi psicocorporea si delinea un progetto personalizzato che indica le tecniche necessarie e specifiche che andranno a toccare, coinvolgere e riequilibrare le funzioni dell’intera unità psicocorporea. Il lavoro sul corpo consente di stimolare e agevolare lo sblocco delle tensioni muscolari che sono alla base dei disturbi della respirazione. Lo scioglimento delle rigidità porta l’organismo a flussi sensoriali e emotivi liberatori che rappresenta il primo passo di un percorso integrativo del Sé psicocorporeo che proseguirà con la Respirazione integrativa e troverà completamento con la Meditazione Attiva.
Dopo il preliminare risanamento funzionale della respirazione per mezzo delle tecniche psicocorporee e dopo un ciclo di sedute di Respirazione Integrativa possiamo completare il nostro percorso di riequilibrio e integrazione con la Meditazione Attiva. Gli stati di coscienza meditativi, di leggera trance o decisamente ipnotici, sono considerati eventi non ordinari e talvolta prodigiosi. Eppure essi fanno parte della normale esperienza umana: siamo in meditazione, per esempio, nei momenti in cui ci sentiamo insolitamente intuitivi, presenti e lucidi, eppure profondamente rilassati, immersi in sensazioni “oceaniche” di completezza, armonia e di sintonia con il tutto vivente, come rapiti da un avvolgente ed estatico sentimento panico.
Le Meditazione Attive sono state create da Osho Rajneesh, un professore indiano di filosofia diventato negli anni ’70 e ’80 del secolo scorso un maestro spirituale conosciuto in tutto il mondo, o meglio un” maestro di realtà”, come amavano chiamarlo i suoi allievi. In India, a Pune, nel 1974 fondò un ashram che richiamò seguaci da tutto il mondo occidentale. A quell’epoca era in atto – in campo umanistico, spirituale e psicologico – uno straordinario e potente processo di sintesi tra Occidente e Oriente. A Pune negli anni ‘70 arrivarono dagli USA anche alcuni rappresentati dello Human Potential Growth Movement e le pratiche di meditazione di Osho vennero integrate con innovative terapie di gruppo. Lo Human Potential Growth Movement ha origine in California all’Istituto di Esalen: qui si afferma la Psicologia Umanistica e si sviluppano tecniche come la Gestalt di Fritz Perls e diverse tecniche psico-somatiche come il Rolfing e il Feldenkrais. Osho Rajneesh creò una straordinaria integrazione, sia di pensiero che metodologica, tra meditazione, psicologia per la crescita personale e terapie psico-corporee. Una feconda sinergia da cui scaturirono le Active Meditations, cioè le meditazioni attive, espressamente indirizzate all’uomo moderno.
Si crede comunemente che la meditazione consista nel rimanere seduti immobili, a gambe incrociate e in silenzio. Secondo Osho, la meditazione va “oltre la mente”, un’esperienza nella quale la razionalità e i pensieri vengono trascesi, uno stato di coscienza in cui l’esserci qui e ora e la completezza di sé consentono di ignorare la mente e raggiungere il silenzio interiore. La pratica della meditazione non ha fini spirituali o religiosi, non è concentrazione e neppure un atto di volontà ma soltanto un lasciare che lo stato di “non mente” si manifesti spontaneamente sospendendo ogni giudizio e rinunciando a desideri e obiettivi.
L’essere in meditazione secondo Osho è una condizione naturale. Eppure per l’uomo moderno le tradizionali tecniche di meditazione non sono sufficienti. Lo stress accumulato per anni nel corpo e nella mente rende difficile l’entrare in uno stato meditativo. Siamo distratti continuamente sia a stimoli esterni che da sollecitazioni provenienti dallo stesso organismo. Il corpo è teso e la mente è sovraccarica e inquieta. La psiche e il corpo hanno perso la capacità di rilassarsi e di stare in una semplice condizione di non-attività. È difficile allora rimanere in quiete e dedicarsi all’ascolto interiore: ancor più entrare in uno stato meditativo. Per entrare in contatto con noi stessi abbiamo bisogno di rilasciare le tensioni. Per questo motivo, desiderando creare uno spazio di silenzio che aiuti a calmare la mente, Osho ideò le tecniche di meditazione attiva: per consentirci di fare concretamente esperienza degli automatismi psichici e fisici in cui siamo invischiati, per iniziare a comprendere e sciogliere i nostri rigidi e pervasivi schemi abituali, per scaricare le tensioni, allentare l’ipercontrollo razionale ed abbandonare gli inutili nervosismi e le vane ossessioni.
Un autentico essere in meditazione si raggiunge con la pratica, l’esercizio e il tempo. All’inizio non si incontreranno quiete e silenzio. Anche se i saggi e i santi evocano estasi spirituale e paradisi che abitano dentro di noi, paradossalmente quando entriamo in noi stessi non possiamo evitare di incontrare i nostri inferni. Durante la meditazione, ci insegna Osho, si potrà incontrare infelicità, rabbia, egoismo ed avidità, durezze, vuoti e buchi neri. Ogni sorta di sentimenti dolorosi e ed emozioni represse che sono ancora lì e che la meditazione inevitabilmente porta a galla. Per questo secondo il pensiero di Osho è essenziale che prima si facciano le meditazioni attive, cioè in movimento, e solo successivamente quelle statiche e passive. All’inizio sono necessarie le meditazioni attive, caotiche e travolgenti che aprono, scuotono, attivano l’esserci e il sentire. Solo in seguito è possibile dedicarsi alle meditazioni silenziose, passive e ferme: è qui che si può arrivare allo stato di pace e di “non mente”.
Come per la psicologia corporea le meditazioni attive si fondano sul principio di una profonda e completa identità fra corpo e psiche dove ogni emozione e ogni pensiero, presenti o passati, hanno un equivalente nel corpo e nella sua fisiologia. I condizionamenti sociali e culturali in cui l’individuo si è formato, e le esperienze sensoriali, relazionali ed emozionali vissute fin dalla sua prima infanzia si radicano nel tempo nell’intera struttura psicofisica. Per questo motivo le fasi attive della meditazione richiamano la più attuale psicoterapia occidentale (come la Gestalt o la Bioenergetica) e consistono in una intensa respirazione, nel piangere o ridere liberamente, nel danzare liberamente, nello scuotersi e nel muovere il corpo, fino al riso al pianto, fino a raggiungere un’intensa liberazione psico-energetica, allo stesso tempo emozionale, fisica e mentale.
Le sessioni di meditazione hanno la durata di un’ora e si svolgono in piedi, seduti oppure sdraiati, generalmente ad occhi chiusi e in silenzio, mentre in alcune meditazioni si usa ampiamente la voce e si tengono gli occhi aperti. La respirazione, aperta, profonda ed intensa, è sempre e assolutamente presente. La meditazione in verità si svolge in un avvicendarsi di fasi attive e passive, fasi che hanno la durata di 10, 15 o 20 minuti. Nel corso di una sessione di meditazione si alternano momenti concretamente e pienamente attivi (in cui il movimento è più o meno intenso, forte o veloce) e momenti in cui ci si ferma, si sta immobili e in silenzio, momenti questi in cui si entra, nel senso più vero del termine, in uno stato di reale meditazione. L’esperienza si realizza al meglio con l’ausilio di speciali musiche che nell’arco di un’ora cambiano diverse volte tono e ritmo a seconda del succedersi delle diverse fasi.